<<Cosa sente mentre parla di lui?>>
<<Mi sento come la prima volta che litigammo. Sento un dolore imprecisato, come allora. Avevo appena preso la patente e guidai in macchina per quasi 100 km fino a Brighton, dove i miei nonni avevano una casa. Indossavo un golfino leggero e dei pantaloni bianchi. Ricordo che sedetti sulla spiaggia, aveva un colore simile al senape, anche se più scuro. Vi affondai le mani e i piedi e mi buttai addosso la sabbia, dalla testa alle gambe. Il suono del mare che veniva risucchiato dalle onde crescenti mi fece ripensare all’amarezza che sentivo dentro e che ero consapevole pochi potessero comprendere. Sono sempre stata sola quando si trattava di soffrire. Forse in parte l’ho sempre voluto, ho sempre deciso di starmene per conto mio. La sabbia umida, paragonabile a minuscoli granelli di zucchero di canna, si era infilata sotto le mie unghie e in ogni ricamo del golfino. Ero sporca, ma libera. Infelice, ma libera. John e io siamo sempre stati collegati da questo filo impercettibile, sottile, che sembrava fragile, quando in realtà non era così. Nonostante questo legame, a volte sentivo l’esigenza di restare in silenzio, nel totale silenzio che non giudica, che non ti chiede nulla in cambio.>>
<<Ha paura del giudizio della vita o del giudizio altrui?>>
<<Vuole davvero saperlo? Di entrambe le cose. Io scappo dalla realtà, lo faccio quando pratico sesso occasionale con chiunque incontri che mi piaccia davvero o quando dico le parolacce.
Working progress di Letizia Turrà
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