Caro amico ti scrivo, sperando di distrarmi un po’…

“Caro amico ti scrivo”… diceva una canzone di fine anni settanta e siccome proprio in quel periodo siamo nati noi, ho deciso di scriverti, amico mio.

Lo faccio con un velo di malinconia, forse perché man mano che si invecchia si sente l’esigenza di scrivere per lasciare qualcosa di sé agli altri o ai propri cari o forse perché mi sento in colpa nei tuoi confronti per non esserci stata come desideravo, anche nei giorni più importanti per te.

Non sono potuta essere sempre presente neppure negli istanti più preziosi per noi, perché la vita a volte non ci fa fermare a riflettere. L’unico vero istante in cui riusciamo a farlo è quando ci osserviamo con reale introspezione, nel totale silenzio e nella tanto ricercata beatitudine, e forse tutto questo avviene in vecchiaia quando abbiamo già perso numerose occasioni lungo il tragitto.

Sono distesa su un prato e il vento accarezza i miei capelli che col tempo sono diventati sfibrati. Il mio corpo stesso si è modificato, la mia testa e i miei pensieri sono diversi rispetto a quando eravamo ragazzi spensierati.

Ora vedo le cose nella loro interezza, non ho più gli occhi di prima per osservare ciò che mi circonda e vedo chiaramente la sofferenza per ciò che è. 

Nulla mi è mai stato tanto chiaro. Ogni sentimento viene amplificato ed io giudico per ciò che vedo nella consapevolezza: indifferenza con indifferenza, amore con amore, odio con odio.

Guardo ogni giorno il melo che mi hai regalato. È  posto lì, al centro del mio giardino e in esso scorgo ancora meraviglia, prodigio, vita che nasce, cresce e termina nella terra.

Caro amico, io ti auguro da oggi e per sempre di vedere le cose con questi occhi; di guardare tua moglie, i tuoi figli come un miracolo e una vita che sono parte integrante della tua esistenza.

Non avere e non nutrire mai la rabbia, perché essa  modifica le persone. Non provare mai invidia per gli altri, perché solo quando non riusciamo a vedere la bellezza di ciò che abbiamo già, nutriamo per gli altri invidia e rabbia e questi sono sentimenti che non fanno crescere un uomo; tutt’altro, fanno in modo che si autocommiseri e devii lo sguardo dalle proprie responsabilità.

E scusa se con ironia ti dico che non sono invecchiata più di te, che i miei occhi brillano come e più di prima e che ti auguro di guardarti allo specchio e vedere quello stesso barlume.

Non saremo mai distanti finchè i nostri cuori saranno uniti.

Ti ho scritto, così mi sono distratta un po’, il farlo mi ha aiutato a dimenticare per un attimo anche il perché ho iniziato a scrivere, e la malinconia si è quantomeno dissipata.

Ti abbraccio forte, consapevole di una cosa: saremo come quel melo un giorno: forte, vigoroso e carico di frutti, pronti a cedere le nostre radici alla terra.

Letizia Turrà

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