
Lacrime di legno è stato pubblicato molto tempo fa (dico questo forse perché due anni e mezzo per gli scrittori prolifici che incontro sui Social rappresentano un’eternità).
Tutti pensano che se non scrivi ogni mese allora hai smesso di farlo per sempre; che se non canti allora hai deciso di appendere il microfono al chiodo, e così via.
Tuttavia, ogni cosa che ho prodotto con la mente e con il cuore ha richiesto un lento processo dovuto prima di tutto al rispetto di ogni mio singolo cambiamento che a sua volta ha comportato innumerevoli ore di sonno perse e una marea di incertezze e/o crisi personali alle quali sono grata, per avermi reso la persona che sono oggi.
Tutti si aspettano che il proprio libro diventi un film; nel mio caso è diventato un brano musicale, come meglio si confà ad una cantante con il mio trascorso.
Gabriele Granducci, che ha amato molto questo libro, ha scritto un brano che ha personalmente musicato, dedicato proprio a questo pezzo di anima che mi rappresenta.
Molti non sanno che questo libro è stato scritto per mia madre, nella speranza che i “senza voce” un giorno potranno essere uditi da tutti. Ne parlo molto poco ma la sua costruzione è stata ponderata, delicata, strutturalmente complicata poiché ho usato un narratore maschile per affondare mani e corpo in una storia difficile e pregna di contraddizioni. La foto è una delle prime che iniziai a scattare dopo l’acquisto della mia reflex: rappresenta uno stormo nei cieli di Roma al tramonto di una giornata di settembre. Il volo di quegli uccelli mi aveva accompagnata per una buona parte del tragitto, così avevo voluto rendergli omaggio con questa immagine.
Fu un momento magico, che andava fermato. Così come avrei voluto afferrare le mani e la vita di mia madre, vietandole di andare via.
Ecco cosa è per me Lacrime di legno. Lacrime che si fermano su un volto giovane, ma trasformato in antico da una malattia devastante. Chi poteva o doveva parlarne, se non io?
Merita di esistere, come molti altri libri che ho letto.
Mi sento onorata per il gesto di Gabriele, ma so perfettamente che le parole non riescono a rendere giustizia a ciò che sto provando.
Perciò vi incollo qui le sue, semplici e dirette come è lui, una persona preziosa che la vita ha messo sulla mia strada.
Questa è la storia di Giulio
curava il cimitero di paese
Angelica non era morta
era solo andata via…l’unica che avesse amato.
Così mordeva il giorno col sesso
un’ora ostinata e senso di vuoto
Tu sola sei un minuto di silenzio in questo mondo pieno di grida
Tu sola sei un minuto di silenzio in questo mondo pieno di grida
Un giorno eccola di nuovo
“Vieni via con me” – gli dice
“Aiutami a raggiungere mia figlia, sarà il nostro ultimo viaggio”
Lei ha una condanna nelle vene
ma lui si emoziona ancora
E via on the road again
con lacrime di legno…
Tu sola sei un minuto di silenzio in questo mondo pieno di grida
Tu sola sei un minuto di silenzio in questo mondo pieno di grida
…Tu sola sei un minuto di silenzio in questa testa piena di grida!
Grazie Gabri!
Link per acquisto libro https://www.amazon.it/Lacrime-legno-Letizia-Turr%C3%A0-ebook/dp/B07B3R93DL/ref=sr_1_4?qid=1655976662&refinements=p_27%3ALetizia+Turr%C3%A0&s=digital-text&sr=1-4&text=Letizia+Turr%C3%A0
Davvero molto forte, scusa l’ingenuità ma “Così mordeva il giorno col sesso” indica la masturbazione?
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Credo si riferisse al fatto che il mio personaggio è dipendente dal sesso, ecco perché ha contratto l’Aids.
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