È un periodo strano quello che sto attraversando. Ci sono giorni in cui sto benissimo, e altri in cui sento tremendamente la mancanza di qualcosa alla quale aggrapparmi.
Giorni di piena, che si alternano a giorni di vuoto. Un vuoto intenso, pungente, disarmante. La mia testa delira in quei momenti.
Vorrei scrivere, ma è come se qualcosa mi tenesse inchiodata lì. Mi frulla in testa la storia, i dialoghi, nuove parole da aggiungere.
Tuttavia, me ne resto ferma.
Ferma, forse in attesa, o forse solo in silenzio. Un silenzio del quale ho bisogno perché passo gran parte della mia vita ad ascoltare gli altri; il risultato è che nessuno ascolta me.
Penso sempre più spesso a mia madre. Questa mattina, nel buio più cieco ho come avvertito una carezza che mi sfiorava il volto. Una presenza al mio fianco, quasi soffocante.
Ho baciato la sua mano, ho sussurrato il suo nome.
Poi mi sono svegliata. Non c’era nulla, non c’era nessuno.
A volte mi sento sola, anche quando non lo sono.
Resto consapevole del fatto che nessuno ritorna da certi posti, né da certi mondi.
Nessuno torna, una volta chiusa la porta.
Nessuno ci spiega com’è viverla questa vita, è un’arte per la quale ce la dobbiamo vedere da soli.
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