Fa che la tua anima diventi un Giardino

Fa in modo che il tuo animo sia come un giardino.

Non un contenitore in cui inserire cose materiali, bensì un pezzo di terra, pronto per essere seminato.

Se tutti pensassimo alla vita come un Giardino, non servirebbe grandine né vento, per impedirci di credere che quello sia il più bel giardino fra tutti quelli conosciuti.

Letizia Turrà

A cosa serve la guerra? La guerra serve per vincere la gara dell’inutilità.

A cosa serve una guerra? A nulla, forse. 

O forse a renderci conto di quanto effimero sia ogni nostro respiro.

La quiete viene improvvisamente interrotta da un suono di vendetta, tutto ciò che hai messo da parte viene sepolto sotto le macerie, di improvviso anche la tua casa diventa una prigione. Mille pensieri intercorrono nella tua mente a una velocità che non ti aspettavi, guardi i tuoi figli, poi la tua consorte. Avete poco tempo per pensare.

Il vero conflitto ora è dentro di te. Diseredato dalla tua stessa esistenza, ti accingi a raccogliere quel poco che ti resta per dirigerti lontano, o dovunque, o in luogo sicuro, o sotto terra, o chissà dove altro il destino vi starà portando.

A qualcuno a pochi passi da te è stato tolto tutto, persino il respiro. E tu non comprendi ancora perché tutto questo sia successo, non hai avuto la possibilità di chiamare nessuno, non sai neppure se i tuoi parenti siano vivi, e loro altrettanto.

Le sirene spiegate ti mettono in allarme. È il momento di fuggire via, devi pensare a mettere in salvo ciò che ti resta.

Esisterà un porto sicuro dove andare? Ci sarà un posto nel mondo che potrà accorglierti? Il sole sembra oscurarsi dissolto in nubi di fumo e vapore. 

“La cattiveria è parte del mondo” – ti sarai spesso sentito dire. Tuttavia non hai mai creduto che quello potesse tramutarsi in realtà.

Alzi gli occhi al cielo, ma non vedi niente: né un Dio nel quale credere che giungerà a salvarti, né aerei carichi di turisti; neppure le nuvole ti saranno di aiuto per orientarti. 

Sei in coda adesso, insieme a migliaia di persone, uno sterminato gregge di cappelli di lana e cappotti pesanti per via delle temperature rigide.

Guardi gli occhi dei tuoi figli: sono scurissimi, spaventati, irritati per essere stati svegliati nel cuore del loro sonno fanciullesco. Un cappotto polveroso li tiene avviluppati come un paio di grandi braccia, i loro capelli hanno ancora la fuliggine che ricopre ogni centimetro di pelle.

​Da altre parti, nel mondo, staranno parlando di quelli come voi ammassati alla stazione dei treni. L’esodo che stai vivendo è qualcosa che loro non possono ancora comprendere, tant’è lontano.

Affronterai un lungo viaggio stipato nell’angolo freddo ​di un vagone, e il passaggio da una natura all’altra ti sembrerà qualcosa di mai visto prima.

Stringerai più forte le mani di chi ami perché ora, solo ora, sai quanto siano importanti quei gesti di uso quotidiano che ti sono sempre sembrati banali.

Ripenserai agli errori che hai fatto, alle scappatelle che ti sei concesso per evadere dalla realtà, agli amici che forse non vedrai più, a quell’ultima birra in compagnia del tuo collega.

Da ora in avanti la tua realtà cambierà. 

Nonostante tutto un senso di quiete pervade il tuo animo, un acuto profumo invade le tue narici: è la consapevolezza di ciò che è avvenuto, sfuggendo al tuo controllo. Proprio così, non puoi dominarlo né puoi incasellarlo; sfugge ad ogni percezione, scappa fuori dal recinto in cui avevi posto tutto ciò che ti riguardava.

Forse la guerra serve, in qualche modo, anche a quelli piccoli piccoli come te. Serve per farti comprendere che ciò che possediamo è già di per sé una grande, enorme ricchezza. 

Ti invita a sapere che ci sono cose che non potranno mai e poi mai essere cambiate. Ti costringe ad accettare che un conflitto debba sempre esistere, per reimpostare qualcosa di nuovo.

Quanto dolore per giungere a tutto questo e quante peripezie l’essere umano deve affrontare. Quanta solitudine, anche.

Ora, forse, sei al sicuro. 

Per prima cosa raggiungi il telefono, chiamerai tua madre; è sola da anni in casa, e non può spostarsi perché è ormai troppo vecchia.

Lei ha scelto di restare lì, tra quelle mura che le sembrano più sicure del mondo che sta là fuori. “Resto qui Oleksandr, nella casa dove sei cresciuto” – dice con una punta di consolazione – e una lunga lacrima ti solca il viso.

Forse non la rivedrai più, ma nel frattempo sorridi di gioia nel sentire la sua voce intatta. 

La guerra non serve a nulla, e sarebbe bello se tutto il mondo fosse in pace.

Ma per essere in pace, bisogna desiderare ardentemente di trovare la pace. 

Ora dormi dopo giorni di travagliata inquietudine e di fame e per la prima volta, lo fai insieme ai tuoi bambini. Dormi e speri che domani sia migliore, che venga un accordo a risanare un mondo spezzato, che le nubi si dissolvano di colpo, che tu riesca a sentire di nuovo la voce lontana di tua madre, ancora intatta. 

Letizia Turrà 

In Ascolto: Edoardo Bennato – “A cosa serve la guerra”

Immagini https://www.blind-magazine.com/fr/stories/la-route-de-lexil-dans-les-yeux-des-refugies-ukrainiens/