Caducità di un fiore.

Ogni giorno nell’affrontare la quotidianità, le ardue
strade della vita e tutto ciò che la contorna, non facciamo altro
che prepararci alla morte.

Ogni gesto, ogni pensiero, ogni
fallace certezza, non ci porta che all’unico traguardo finale, uguale per tutti.
Eppure proviamo collera verso la morte, ci scagliamo
contro le sue azioni, quasi con la pretesa di controllare il dolore
che lascia con il suo passaggio.


Ignoriamo che il dolore è qualcosa di antico di cui
nessuno ti dice nulla; nessuno ti spiega cos’è veramente soffrire
neppure da bambini, quando facciamo un sacco di domande
ritenute superflue dagli adulti.


Forse accade perché quantificare, dare un nome o
misurare un dolore, non è possibile. Lo devi sentire, e basta.
E mentre consenti al dolore di scavarti, a quel punto ti
dimenticherai di chi eri prima della sua venuta.
Ti ritroverai solo in una stanza a vetri e ti sarà concesso
di guardare da fuori le onde di un mare irrefrenabile, che finirai
per paragonare alla tua vita.

Letizia Turrà, 2022

8 pensieri su “Caducità di un fiore.

  1. Io spesso ci penso al traguardo finale.
    Da qualche anno a questa parte.
    Quando raggiungi la consapevolezza che alla fine non ti costa nulla ‘vivere’, in automatico accetti pure più volentieri i vari momenti di oscurità.
    Senza quelli non c’è crescita.
    Sarà per la mia fede, ma prima ancora di essa, ho sempre avuto questo concetto di ‘usare tutto per costruire’.
    Me, qualcosa, un sentimento, affilare il carattere.
    Tutto pur di non rimanere ferma e cercare di arrivare al traguardo con il mio obiettivo raggiunto.

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