La depressione di vivere.

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La depressione non ha un nome, né dei precisi segnali che anticipino il suo arrivo.
Giunge quando meno te lo aspetti, e ti consuma come la peggiore tra le malattie.
Nasce da un senso di colpa profondo che senti dentro di te, e che si è radicato in maniera inspiegabile prima nel tuo petto; infine, è penetrata come il gelo nelle ossa.
Ci sono giorni buoni che si alternano a giorni pessimi, in cui nella tua mente ti chiedi perché ancora sei qui e se i tuoi problemi cesseranno mai di esistere.
Il dramma è che più vorresti scomparire, più invece la tua figura si delinea netta nel mondo, e tutti vorrebbero far parte della tua energia, mentre a malapena tu riesci a respirare e ad apprezzare quello che con enorme fatica hai costruito.
Poche persone sono in grado di capire la frustrazione che senti. Perché quel male rimane cosa tua, tua soltanto. Ti rendi conto di esser solo, e di piangere senza nessuno che ti guardi.
La mente corre veloce come le ali di un colibrì in volo, ma la tua anima non riesce a soffermarsi su nulla di concreto.
Ecco cosa può essere la depressione di vivere.
Quell’esserci, senza mai davvero esserci.
Quel volere abbandonare, conscio che non lo puoi fare.
Non ti è concesso gettare la spugna, la vergogna sarebbe troppo grande. Così vai avanti, sorridi, sospiri, raccogli storie e abbracci umori, e sogni sentimenti senza distopie.
E speri, speri che un giorno quei sorrisi torneranno a te sotto forma di amore.

Letizia Turrà

Giorno #69…si esce per una passeggiata!

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Non con poca fatica dopo così tanto tempo, stamattina abbiamo rimesso il naso fuori casa.

L’aria era tersa, a tratti surreale; peccato per le mascherine, che rendono le cose meno piacevoli (dopo poco tempo le piccole si sono sentite soffocare).

È stato come un ritorno graduale alla normalità che avevamo un tempo. Un piccolo passo, uno alla volta, come quando da bambini si impara a camminare.

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La campagna ci ha deliziati con la sua bellezza, ancora una volta. Ci siamo lasciati accarezzare dal vento e abbiamo raccolto semi di papavero fra le dita. Ci siamo resi conto di come la natura abbia preso così tanto il sopravvento, da aver modificato la morfologia della riserva. Il fiume, che un tempo costeggiava il percorso, quasi non si vede più durante il tragitto.

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Infine siamo tornati a casa ancora increduli, ma pieni di positività. Sulla strada del ritorno, a pochi passi dalla nostra casa, abbiamo trovato un campo di fiori di camomilla.

Non ho potuto fare a meno di raccoglierli, ed ora li tengo in cucina.
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Notte, vi sono immensamente grata per la vostra vicinanza♥️
Leti