
La tua mancanza s’è fatta montagna,
ghiaccio perenne che affonda nel cuore
ho provato a non pensarti, ho provato a odiarti
ho preteso di cancellarti come fossi un errore su un foglio scritto a matita
sarebbe bastata una gomma e magicamente ti saresti dissipata.
Non posso chiederti dove sei,
perché io so già dove sei: nel mio respiro, nel battito del petto,
sei nelle mani che qui sono rimaste a vegliare,
sei nella bocca che pronuncia parole,
nei sorrisi accennati che significano amore, rabbia, compatimento.
Sei nell’aria che respiro, nelle persone che incontro,
nelle foto che non sei stata tu a scattare,
nei silenzi che tanto amo, nelle mie provocazioni che a volte infliggo quasi non volutamente.
Sovente penso al fatto che ti ho amata perché sei distante,
perché non posso più averti, né goderti.
Forse se fossi sempre stata qui non ti avrei amata così,
non avrei apprezzato ogni tuo sguardo, né avrei compreso il tuo incedere lento.
Forse saresti stata un peso, o forse no.
La tua mancanza si è fatta montagna, è divenuta discesa e poi salita ripida.
A volte è più faticoso doverla sopportare.
Altre volte, è più semplice e tollerabile.
Eppure non mi dimentico di te neppure per un attimo.
Ti penso con l’incessante voglia di abbracciarti, con una ruggine che non si placa,
come un bambino che attende impaziente la mattina di Natale,
come la goccia che si affaccia dalla foglia esaltata per il fatto di cadere giù.
Letizia Turrà – To my mother