Ho cambiato l’acqua ai fiori.

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Ho cambiato l’acqua ai fiori. Ogni tanto è necessario cambiare l’acqua ai fiori, è qualcosa che dimentico spesso.

Quando infine l’odore di morte trasale dal fondo del vaso, mi ricordo che devo farlo.

Ho detto addio per sempre a certe cose, dentro di me.

Ho cucinato una pasta per tutta la famiglia.

Mi sono affacciata a guardare i pomodori nell’orto; sono ancora verdi, immangiabili.

Ho pulito le persiane del piano di sotto, non traendone la soddisfazione che mi aspettavo.

Non sempre pulire equivale a “togliere” quel surplus che contorna le nostre vite, e certe volte la polvere può non rappresentare qualcosa di fastidioso. Però pulire è sempre meglio che accumulare. Accumulare fa male.

Da tempo ho deciso di non accumulare.

Ho telefonato a un po’ di amici, quelli che mi capiscono anche solo con un “ciao”, perché parlare con gli amici fa bene, benissimo. Sapere di poter contare su qualcuno è di vitale importanza. Ho amici leali perché sono stata leale con loro.

La gente apprezza la sincerità, è stufa di essere presa per il naso.

Non vedo esseri umani da un po’, comincio a sentirmi un’aliena che non vola tra la gente celata dietro le mascherine chirurgiche.

Forse inizio a non sentirmi più umana, perché non lo sono mai stata davvero; non mi riconosco in molte delle cose che la gente trova siano normali. Un’anima incastrata in un corpo voluttuoso e sensuale. Ci sto stretta qui dentro, ogni tanto.

Vorrei sentire meno di così, comprendere meno di così, amare meno di così, scrivere meno di quanto scrivo.

Ho scelto di cambiare il nome di una delle protagoniste del mio libro. Si chiamerà come mia madre. Non ho mai usato il nome di mia madre prima d’ora, perché mi faceva male.

Ma ho capito che è meglio parlare anche di ciò che ti fa o ti ha fatto male; equivale ad esorcizzarlo. E magari lo ringrazi anche quel “male”, quando molli la sua mano per proseguire sulla tua rotta.

Ora i fiori sono a posto; le persiane sono pulite; la musica defluisce naturalmente, insieme alle parole che sto scrivendo. Il telefono ha smesso di suonare.

Non mi cerca più nessuno. E mi sento anche sollevata.

Letizia Turrà

ph: Pinterest

 

Che succede se invecchio?

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A un certo punto invecchi, ti lasci assalire dalla voglia di sugellare certi momenti.
Ti perdi tra oggetti che un tempo ti servivano e non attirano più il tuo interesse ed altri, praticamente inutili ma che sembrano essere indispensabili, ora.
Ti adagi sulla poltrona più stanco, fiacco, con voce fioca pronunci solo poche parole, quelle che servono.
Sai che sei cambiato perché non vuoi più avere troppe persone intorno.
Gli altri ti infastidiscono, i discorsi sterili ti tediano, chi uccide la grammatica ti irrita, chi parla troppo ti svuota di energie.
Te lo avevano detto che saresti diventato così. Che tutti diventiamo più o meno così. Tuttavia, tu non avevi voluto crederci.
Una vita condannata all’isolamento ti sembrava una prigione indicibile.
Ora sembri starci volentieri dietro le sbarre, tra un libro di Proust e vecchi film in bianco e nero.
Parli poco, è con pochi che vuoi parlare. Abbracci solo se necessario.
Vedi peggio di un tempo, eppure vedi molte più cose di quante non ne vedessi prima.
È aumentato il tuo senso di consapevolezza, è diminuita la pazienza.
Però sei certo di saperti godere ogni cosa, ora.
Letizia Turrà