Quando un libro può salvarti la vita….

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Vent’anni più tardi, Giovedì 14 settembre

P.za Diaz – mercati Vintage, Milano

 

Sandra arrivò come sempre in ritardo, vestita con una assurda pelliccia ecologica, un fuseaux in pieno stile con la giungla milanese, uno stivale borchiato aggrovigliato alla caviglia e un paio di occhiali scintillanti di Gucci. Una genuina e reale Lady Gaga.

Tra cianfrusaglie, occhiali degli anni cinquanta, statue di marmo di carrara, anelli in ottone e bronzo, abiti di scena scintillanti, paillettati e perlinati, Patricia si era recata lì con la seria intenzione di trovare un libro, o meglio, il libro.

L’aveva sempre saputo che un giorno si sarebbe voltata e lo avrebbe visto lì, fra tanti, dapprima sfocato con la coda dell’occhio.

Sarebbe stato il libro giusto, con la giusta copertina e la giusta rilegatura; con quel tipico carattere in rilievo, forte e deciso del titolo.

La guardò, ormai priva di speranza.

<<Ma come diavolo sei vestita?>> la squadrò dai piedi alla testa.

Patricia accese la sigaretta.

<<Potresti evitare per una volta, una soltanto, di rompermi il cazzo per come mi vesto? Sono qui per un libro, non per trovare l’uomo che mi metta l’anello al dito. Piuttosto tu che cosa hai in mano?>>

<<Caffè americano. Ne vuoi?>>

<<Bevi ancora quella merda? Ma come diavolo fai? E’ un bibitone annacquato, non sa di niente!>>

Sandra la osservò di sfuggita e cominciò a rovistare tra i libri, usati e nuovi.

<<Lo sai – disse ammiccando – un libro è come l’uomo giusto, se è quello che ti colpisce in mezzo a tanti, allora vuol dire che non devi fartelo scappare, devi affondare le tue mani in quel benedetto cesto e cercare di accaparrartelo, prima che arrivi qualcun altro a prenderselo.>>

<<Sai che non esco con un uomo da quando John se n’è andato vero? Comincio a nutrire sempre di più il sospetto che l’essere umano si senta attratto dalle cose solo se le perde, solo se non sente più quel senso di appartenenza a quella determinata persona o sensazione. Forse talvolta conviene perdere, per riuscire a comprendere. Mi inaridisco se penso a lui e alla sua strampalata idea di diventare uno scrittore! Che poi cosa ti darà mai da vivere il mestiere dello scrittore, deve essere così noioso starsene riversi su una macchina da scrivere, cosa ci avrà mai trovato di così bello nei libri?>> disse poggiando la testa sulla sua spalla.

Sandra abbassò gli occhiali e la ammonì: <<Stai scherzando vero? I libri possono cambiarti la vita, in alcuni casi totalmente, sono i tuoi migliori amici e non ti abbandonano mai, rispetto a un uomo. I libri rappresentano la sottilissima linea che c’è tra la disperazione e la vita quotidiana. In ogni pagina ricerchiamo una parte di noi stessi, qualcosa che leggendo ci faccia pensare: ‘Accidenti, sembra quasi stia parlando di me’, pur sapendo che è solo un’illusione. Nessun libro parla del lettore, al contrario, può dire molto sull’autore. Una volta ho letto una cosa che secondo me è vera: Quando arriva il successo per uno scrittore inglese, questi si procura una nuova macchina da scrivere. Quando il successo arriva per uno scrittore americano, si procura una nuova moglie. Comunque la macchina da scrivere è roba da matusa, userà sicuramente il computer portatile!>>

Patricia resistette dal rispondere apertamente a quella affermazione.

Prese dal mucchio un vecchio libro di Magda Szabò, “La porta”, ispezionando l’ultima pagina.

“I miei sogni solo assolutamente uguali, tessuti di visioni ricorrenti. Sogno sempre la stessa cosa, sono in piedi, in fondo alle nostre scale, nell’androne, mi trovo sul lato interno del portone con il telaio d’acciaio, il vetro infrangibile rinforzato di tessuto metallico, e cerco di aprirlo. Fuori, in strada, si è fermata un’ambulanza, attraverso il vetro intravedo le silhouette iridescenti degli infermieri, hanno volti gonfi, innaturalmente grandi, contornati da un alone come la luna.

La chiave gira. Ma i miei sforzi sono vani.”

<<Uno, due tre, quattro, cinque…>>

<<Hai trovato qualcosa di interessante, vedo. Che cos’è?>>

<<34 righe. Mh.. questo si intitola “La porta”, l’autrice è ungherese. Credo che dovrei rimangiarmi la mia opinione riguardo ai libri e agli autori. Leggendo queste parole sembrava quasi stesse parlando di me.>>

<<Ma sai bene che gli scrittori si dice anche che possano essere dei traditori. La fantasia è pur sempre parte di un inganno, riservata unicamente agli esseri umani.>>

John era effettivamente inglese, ma non un traditore. Lui non l’avrebbe mai tradita, glielo aveva promesso sotto quell’incessante pioggia di Bankside, lontani dal mondo che poteva sentirli. Non le riusciva possibile credere che un libro potesse essere meglio di una donna che ogni notte ti stringe a sé, si fa scopare bene, vive solo in funzione del suo rapporto amoroso e pensa, prima ancora di parlare.

 

Estratto dall’ultimo romanzo dell’autrice Letizia Turrà

PHOTO: http://www.inspiringwallpapers.net/

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