“My little red child”

Water-Bottle-Sea-Ships

“Il mio piccolo bambino rosso”, era così che sua madre Lora adorava chiamarlo. Il piccolo Jack Burn era venuto al mondo in un giorno piovoso, ed era apparso come un esserino dalla chioma fulva e dalla pelle bianca, con i capelli che avevano il colore dei ranuncoli arancioni a primavera.

Contrariamente ai bambini cresciuti da soli perché senza fratelli, Jack crebbe come un bambino vivace e aperto alle meraviglie del mondo.

Tutto riusciva ad attrarre la sua attenzione, in particolare le leggende riguardanti le navi.

Quando gli chiedevano da grande cosa avrebbe voluto fare, rispondeva sempre senza esitazione: <<Il pirata!>>

Il padre era un ufficiale dell’Esercito polacco spesso lontano da casa, dove vi faceva ritorno solo nei periodi festivi, portando al figlioletto quelle fantastiche bottigliette di vetro lunghe dal collo stretto, al cui interno erano collocati modellini di navi da guerra o galeoni.

Il ragazzino osservava stupito e sorpreso quei tesori nati dalle mani dell’uomo, chiedendosi come fosse possibile che barchette così grandi entrassero dentro una bottiglia così piccola, doveva trattarsi sicuramente di qualcosa di misterioso. L’unica plausibile motivazione che riuscì a darsi era che fosse il vetro a modellarsi in base alla grandezza della nave spinto da un incantesimo, una sorta di magia.

Nel corso degli anni, il bambino Jack diventò un ragazzo prestante e scrupoloso nei confronti dei dettagli.

In un viaggio a Vienna aveva infatti scoperto come venivano prodotti quei souvenir che tutto avevano, fuorché qualcosa di magico e misterioso.

Non fece in tempo a rimanere deluso da quella sua scoperta, affaccendato com’era negli studi e nelle gare di atletica.

Lora sapeva che quel ragazzo possedeva dentro sé qualcosa di speciale; egli cominciò ad esprimere il desiderio di volere diventare poliziotto, una specie di segugio, ma non si era mai spinto oltre la pura conversazione, poiché sapeva che sua madre disapprovava, essendo la moglie di un militare.

Il suo sogno sembrava destinato a rimanere tale, fino al giorno in cui suo padre venne ucciso dalle Forze armate sovietiche.

Lora aveva preparato il polpettone della domenica e il piccolo Jack era intento a giocare con la palla in cortile, quando vide due misteriosi uomini, alti e vestiti in borghese, scendere da una GAZ Berlina, e dirigersi verso la sua casa.

Quando sentì le urla della madre comprese che era accaduto qualcosa di tragico a suo padre.

Fu il segno certo che il suo destino sarebbe stato quello di fare l’indagatore. Si mise alla ricerca degli assassini del genitore, ma non li trovò mai.

Nonostante fosse stato l’odio a spingerlo nei suoi intenti, quando incontrò per la prima volta Gold, egli lo prese a ben volere come un figlio. Il vecchio era un pezzo grosso con venticinque anni di esperienza, già a capo del dipartimento, nonché massimo esponente della polizia scientifica in Italia.

Fu così che Jack iniziò ad approfondire il ramo della criminologia, laureandosi in biologia e studiando a fondo la genetica forense. Un anno dopo ottenne anche la laurea in medicina e successivamente la specializzazione in Medicina legale, diventando anatomopatologo.

Quello stesso anno sua madre morì a causa di una polmonite, ed egli rimase definitivamente solo.

Bastarono pochi anni perché il “piccolo bambino rosso” si trasformasse in un uomo chiuso, a tratti insicuro e a volte superbo, perché cosciente di essere bravo nel suo lavoro.

Conservava in casa ancora le bottigliette che suo padre portava dai viaggi, l’unico ricordo di un’infanzia felice nella quale era stato molto amato.

Per contro, nonostante tutto quell’amore ricevuto, egli non aveva saputo donare a se stesso la bellezza di una vita sentimentale appagante, che aveva compensato con la frequentazione di bordelli e case chiuse, di cui era diventato cliente assiduo a partire dai diciotto anni.

Burn si sentiva compreso solo da quel genere di donne, e lasciò che quella diventasse quasi una prigione che si autoinflisse consapevolmente; lo perseguitava infatti la terribile paura che avrebbe potuto perdere il controllo della situazione qualora nel rapporto di coppia fossero giunti i momenti cupi, i litigi, i tradimenti.

Leila era la perfetta vergine da sposare, abitava nel suo quartiere a pochi metri da lui, ed era una ragazza tutta casa e chiesa.

Sarebbe stata la donna ideale per un uomo impegnato a lavorare e che nel tempo libero andava a prostitute.

Provò per lei un amore autentico fino al giorno in cui nacquero Matthias e Joanna, i due gemelli.

Relegata al ruolo di madre e soffocata dalla routine, sentì il bisogno di “respirare”, e di ritornare ad essere una donna.

In casa i due cominciarono ad organizzare spesso feste, cui partecipavano anche i colleghi del distretto.

Tra loro, da poco si era aggiunto al gruppo Stevenson, un giovane detective specializzato in criminologia forense, talmente bravo da essersi guadagnato la sua fiducia, lasciando che entrasse in casa come uno di famiglia, anche nei momenti in cui lui era assente.

Jack, completamente all’oscuro della sofferenza di Leila, perché troppo occupato a lavorare e troppo egocentrico per preoccuparsene, perse per la prima volta il controllo.

Fu una mossa che gli costò il veder naufragare il suo matrimonio in meno di un anno.

Leila se ne andò via con i ragazzi, lontana dal luogo che le aveva procurato solo dolore, e Jack seguitò a mentire anche a se stesso.

Non era vero infatti, come egli raccontava a tutti, che non si fosse mai messo alla ricerca di Leila.

Semplicemente si rifiutò di accettare l’idea di avere fallito una volta nella vita e di non essere stato il degno capitano della sua nave, proprio per la donna che più aveva amato. Così non le chiese mai di tornare, né le disse mai che l’amava ancora.

E’ incredibile come ti cambino le ferite. Diventi qualcun altro, e ciò che eri un tempo viene spazzato via, ad eccezione delle barchette incastrate nelle bottiglie di vetro, quelle le tieni ancora sullo scaffale, perché ti ricordano chi sei e che lì dentro, ci sei anche tu.

LETIZIA TURRA’, “IL POSTO PIÙ BELLO DEL MONDO E’ DA NESSUNA PARTE”.

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IMAGE: Google research

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