Quando crebbe in lei la consapevolezza che la figlioletta sarebbe rimasta sola perchè era prossima alla morte, Amy le regalò un pesciolino rosso, preso in una delle fiere presso cui era solita recarsi ogni anno per vendere capi di abbigliamento.
<<Ora dovrai dargli un nome piccola.>> le disse soddisfatta di quel dono.
<<Devo proprio per forza?>>
<<Ma certo che devi. Non dici da sempre che desideravi un animale da addomesticare? Ecco, ora ne hai uno e se vuoi creare un legame con un essere vivente, dovrai sempre dargli un nome, un nome che lo renda per te importante.>>
La bambina diede al pesce il nome di Camillo.
Lo scelse perchè le ricordava molto Camillo Benso, Conte di Cavour, con quella faccia paffuta e buffa.
Con un pesce non c’era molta interazione, perciò passò il tempo intrattenendosi con insolite e noiose letture sulla storia di Moby Dick.
Capì che era della presenza umana che al contrario, necessitava.
Al Sig. Pitor piaceva Camillo, era così felice che fosse riuscita ad addomesticare il suo pesce che tutti i pomeriggi, al ritorno da scuola, se ne stava seduto beato ad ascoltare i racconti di Patricia.
<<Mr. Pitor, secondo lei esistono animali che sanno parlare?>>
<<Solo nella mitologia, forse, o nei boschi fatati.>> disse riempiendo di aria la bocca nel pronunciare la lettera F.
<<Ho qui un libro molto interessante sull’argomento. Puoi portarlo con te se vuoi, me lo restituirai quando lo avrai finito.>>
Fu totalmente sommersa da quei racconti fantastici. Narravano di un bosco incantato e di un mondo i cui abitanti erano razze diverse di fate, folletti, druidi e draghi, tutti in grado di comunicare tra loro come sono in grado di farlo anche gli esseri umani.
Ci mise una notte intera, ma finì di leggerlo in un battito d’ali.
Il giorno successivo tornò dal “vecchio saggio”.
<<Mr. Pitor, il libro che mi ha dato è fantastico. Mi è quasi sembrato di entrare in un altro mondo, vorrei che esistesse per davvero un mondo così magico.>>
<<Non credo che se il mio cane potesse parlare, sarebbe così magnanimo verso certi esseri umani, bambina.>>
<<Quindi tutti gli animali sono come Camillo? Non mi piace, io mi annoio con un pesce. I pesci non parlano, non fanno altro che chiedere cibo solo girando all’impazzata nel loro microspazio. Non vorrei mai essere un pesce a questo punto, perchè la mia sarebbe una vita senza senso.>>
<<Allora, se potessi scegliere, quale animale saresti?>>
<<Se fossi un animale sarei un drago, uno di quelli sputa fuoco e sputerei fuoco sui miei nemici!>>
<<Ah ah ah che fantasia bambina, ti darò un altro testo da “studiare”, ci vediamo domani così mi racconterai cosa ti ha colpito del nuovo libro, va bene?>>
Quello stesso pomeriggio, in preda alla disperazione, mentre la madre era intenta a sistemare il garage di casa, approfittò di quel momento in cui era distratta per inveire contro il povero Camillo.
Prese la bomboniera che avevano ricevuto in dono nel giorno delle nozze della Sig.ra Weber e la infilò nel piccolo acquario rettangolare, in cui il pesciolino rosso sguazzava allegramente.
Nulla poteva fargli presagire che di lì a poco, la sua stessa padrona avrebbe posto la parola fine a quell’allegro guizzare.
Così lo bloccò in angolo facendolo posizionare sotto la bomboniera e lo schiacciò, con tutte le sue forze.
Il povero Camillo tentò di resistere, muovendo compulsivamente la coda fino a quando, sopraffatto, cessò di respirare.
Un istante dopo si trovava pancia all’aria nel suo spazio.
A quel punto, come per tutte le cose premeditate, pulì con uno straccio preso dalla cucina l’oggetto incriminato e lo riposizionò, esattamente dove si trovava prima, riprendendo le sue attività, come niente fosse.
Una volta rientrata in casa, Amy rimase sgomenta nel constatare che, senza alcun motivo apparente, il povero Camillo era passato a miglior vita.
Si dispiacque molto per la figlioletta che da quel momento non avrebbe più avuto un amico con cui giocare.
<<Ne sai niente?>> disse rivolgendosi a lei.
Patricia mantenne un gelido silenzio, senza dire più nulla.
Lei stessa non seppe mai perchè la testa le avesse detto di uccidere quel povero pesciolino indifeso.
Non aveva provato alcun rimorso nei confronti di quel simpatico, minuscolo essere vivente, ed era stata in grado di mentire, persino di fronte all’evidenza.
Sono così tante le cose indifese che senza volerlo uccidiamo, pur consapevoli che una volta compiuto il misfatto, esse non torneranno.
Per circa una settimana non tornò alla libreria per trovare Mr. Pitor.
Ella si vergognava troppo per quel che aveva fatto, temeva che lui non le avrebbe più voluto bene dal momento che aveva ucciso il suo amico addomesticato.
Sua madre Amy fu abbastanza intelligente da comprendere che le avesse mentito sulla morte del pesce, ma la cosa non sembrò turbarla più di tanto.
Letizia Turrà
Image credits: Ruel Pascal – Persistence of vision, “To hold you”, 2010