Và dove ti porta il cuore…

mano nella mano

 

Il giorno in cui finalmente ottenni il divorzio, rividi Giorgio in un modo diverso, per ciò che realmente era, senza più barriere a proteggerlo, senza più finzioni e ricostruzioni. Era vestito come un poveretto, portava addirittura una camicia sgualcita e una giacca con un buco così grande, che avrebbero potuto passarci tre dita. Venni anche a scoprire che suo padre non era morto, che non aveva mai molestato suo figlio, che al contrario insisteva da anni perchè si facesse curare, e che sua madre si era suicidata quando aveva tredici anni. Tutto il contrario di tutto. Avevo vissuto e sposato un uomo in preda a turbe psichiche, senza neppure esserne cosciente.Provai pena per lui, tanta pena.

Ero libera di affrontare il mio nuovo percorso con la mia famiglia ora, in un’altra città.Decisi di partire per Boston con Cesare, dovevamo recuperare tanto di quel tempo che le mie scelte errate ci avevano tolto.

Fu doloroso perdere Chiara, l’unica persona davvero importante per me in tutti quegli anni.

-“Vieni via con me amica mia, staremo bene lì insieme, Cesare ci aiuterà a trovare un lavoro.”

-“Forse vent’anni fa questa proposta mi sarebbe anche potuta sembrare allettante, ma ormai, superati i cinquanta e dopo la vita che ho affrontato, quello di prendere le mie abitudini e farle traslocare in un altro stato, non è la mia idea.”

-“Mi mancherai, non sai quanto. Vieni qui, fatti abbracciare, devo stringerti per non dimenticarti mai.”

-“Sarebbe impossibile Laura, chi abbiamo davvero amato rimane sempre con noi e non se ne va mai, nemmeno dopo la morte.”

Aveva ragione. Era tutto vero. Non riuscii a salutarla senza smettere di piangere, mentre affrontavo un viaggio verso Boston impaurita, carica di dubbi e paure, insieme a nostra figlia.

Fu lì che il cuore mi portò e, anche se non lo seppi mai concretamente, ero sempre stata lì, per tutto quel tempo, accanto all’unico uomo che avessi mai davvero amato, e che sin dal giorno del nostro bacio, quello in cui un libro mi era servito da gradino per arrivare alle sue labbra, mi aveva amata senza fine.

“Il labirinto di orchidee” di Letizia Turrà

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