Il MAI “per sempre”

nonno e bambina

 

Mantengo intatto il ricordo di quella volta, in cui ritornato in Italia da un viaggio all’estero, mi aveva portato alle giostre durante la festa del Santo Patrono.

Tutto diventava emotività insieme a nonno Nicola, mi vestiva con l’abito più bello e adornava i miei riccioli di fiocchi rosa e azzurri che accarezzava piano, quasi fossero petali di cotone.

Mi sentivo sicura solo al suo fianco, tra le sue forti e grandi braccia.

Mi esibiva con grande orgoglio agli amici del circolo, dove spesso il pomeriggio si recava per discutere vari temi filosofici o socio-politici.

Io guardavo tutti quegli uomini acculturati fumare sigari, e mi chiedevo cosa volesse dire essere una persona tanto ricca di sapere.

Alcuni di loro si dimostravano ostili riguardo alla decisione del nonno di portare una bambina in un contesto tanto complesso, ma il nonno non sembrava dare importanza alla cosa.

-“Nonno – gli dicevo – ma quante cose un essere umano può essere in grado di conoscere?”

-“Possono essere innumerevoli bambina, ma non infinite. La mente umana è programmata per assicurarsi un gran numero di informazioni, ma qualora debba incamerarne altre che ritenga più importanti, allora deve fare spazio a quelle, quindi alcuni dati precedentemente appresi andranno persi.”

Ai miei occhi non mi sembrava fosse così per mio nonno, che sapeva sempre dare la risposta giusta ad ogni domanda, in ogni occasione.

-“Non capisco nonno. Spiegati meglio!”, dicevo incuriosita, sapendo di stuzzicare il suo ego.

-“Ti racconterò allora un aneddoto, famoso tra noi del circolo. Una volta a teatro, un giovane si vantava di essere sapiente perché conosceva molti sapienti. Un filosofo replicò: ‘anch’io conosco un gran numero di ricchi; questo, però, non mi ha reso più ricco!’. Capisci? Non conta che tu conosca sapienti o ricchi perché tu possa dire di raggiungere il loro livello, tutto dipenderà da quanti dati il tuo cervello sarà stato in grado di immagazzinare e rendere esperienza.”

-“Cos’è l’esperienza?”

-“E’ una parola tanto lunga quanto impossibile da spiegare con facilità, lo capirai col tempo, quando avverranno certe cose.”

Rimanevo sempre affascinata dai suoi dialoghi, poiché coerenti col suo modo di essere, in casa e in pubblico.

Come ogni nonno era consapevole che invecchiando prima o poi mi avrebbe lasciata.

-“Ti ricorderai di me bambina mia, quando non ci sarò più?”

-“Certo che sì, nonno, ma perché dici così? Non sei stato tu a dirmi che resteremo insieme per sempre?”

-“L’ho detto ma non crederai certo che sia vero? Nessuno vive tanto a lungo da non separarsi da coloro che ama, sai che noia sarebbe vivere così tanto? Per sempre è tanto tempo, stellina mia, e il tempo è sempre stato tiranno con me. Ora guarda questa giostra e pensa che potrebbe essere la vita. Essa sarà qui solo fino alla fine di queste feste, non resterà qui a lungo, o almeno, non per sempre.

Tutto passa. L’acqua del ruscello, il pianto di un bambino, un amore sbagliato, una strana malinconia. Niente dura o ha una precisa durata che equivalga a ‘per sempre’.”

“Il labirinto di orchidee” di Letizia Turrà

Image credit: Hideta no Sekai (https://hidetanosekai.wordpress.com)

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