La solitudine..

treccia

La mia testa era talmente carica da sembrare un orologio i cui ingranaggi rotti creavano solo un gran frastuono.

Ripensai a Cesare e al modo in cui ci eravamo lasciati.

Non lo sentivo da più di una settimana e capii di esserne realmente innamorata solo quando non lo ebbi più al mio fianco.

Ritenevo che la solitudine fosse una componente importante della vita di ciascun essere umano, da non vivere come una condanna inflittaci ma come un prezioso momento di raccoglimento nel quale è possibile conoscerci in profondità.

Nelle scelte quotidiane al contrario io mi ero inflitta una condanna ben peggiore: avevo scelto di dire no all’amore e la solitudine, divenuta la mia unica compagna di vita, si era trasformata in un vuoto incolmabile, da riempire, come fosse un raccoglitore dei sentimenti che non doveva restare vuoto troppo a lungo.

Se invece avessi vissuto nel modo appropriato quella circostanza non avrei fatto le scelte sbagliate che ho fatto.

Ci sono cose semplici e ci sono cose difficili.

Nelle cose semplici risiede quello di cui abbiamo bisogno realmente, nelle cose difficili quello che crediamo sia giusto per noi desiderare.
Ecco perchè trascorriamo infelicemente il nostro tempo a cercare quello che vogliamo, che spesso non coincide affatto con ciò di cui abbiamo reale bisogno.

E ciò di cui aveva ora bisogno erano cose semplici, reali, di un abbraccio sincero, qualcuno che guarisse le mie cicatrici e le amasse, da quel momento in avanti.

“Il labirinto di orchidee, Niente è come sembra” di Letizia Turrà

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