E’ un giorno qualunque. O forse no.
Ho deciso di sedermi sulla panchina della metropolitana e stare ad osservare almeno una decina di treni passare, così, come se li stessi per perdere.
E’ tutto l’anno che non sento altro che quella parola: “Perdere”.
Che poi perdere cos’è esattamente?
Quanta importanza può avere perdere qualcosa, e quanta invece può averne perdere qualcuno…
La differenza sembra sottile, ma non lo è.
Allora mi sono fermata, ho stiracchiato la schiena, ho osservato le luci al neon vecchie e sporche ed ho pensato a tutto quello che ho perso nel corso del tempo.
Che cosa non ha funzionato?
Perchè vincere è tanto più importante che perdere?
Quando ad esempio si dice “Ho perso mia madre”, oppure “Ho perso un’occasione”, cosa davvero dovremmo ritenere di aver perso?
Il primo avvenimento ha lasciato un vuoto incolmabile, il secondo ci darà la possibilità di riscattarci, invitandoci a cercare un’alternativa.
E’ dalle cose, persone e occasioni che ho perso, che ho davvero imparato che ogni dolore si sviluppa dentro di noi in modo del tutto differente in base alle nostre priorità, e che non tutte le perdite rappresenteranno necessariamente una sconfitta.
Ho perso un sacco di occasioni. La settimana scorsa avrei dovuto iniziare a scrivere per una rivista, il mio sogno da sempre. Poi, una serie di telefonate inconcludenti e non se n’è fatto niente.
Se mi pento?
<<Chi cazzo se ne frega!>>, penso.
E’ un giorno qualunque, o forse no, perchè oggi ho davvero compreso che non sono le occasioni lavorative o temporali a contare, ma la salute e la vita di coloro che ami.
E certe cose non le do più per scontate.
Tengo preziosi questi dieci minuti trascorsi a guardare quei treni;
Sono ben consapevole che quest’oggi, e quello che sono oggi, non tornerà.
A presto,
Letizia T.
Photo: Google photo