“Le donne con le palle” – Anna Wintour e le donne come lei…

wintour

È la stronza per eccellenza, quel tipo di capo che tutte vorremmo schivare nella vita e alla quale auguriamo anche la morte, se possibile.

Quell’amica che non vorremmo mai portare fuori per una serata perché troppo puntigliosa sui vestiti che metteremmo per quell’evento, troppo criticona, ci squadrerebbe dalla testa ai piedi facendoci sentire sempre fuori posto.

Perché lei di moda ne capisce… e anche tanto.

La signora in questione è Anna Wintour, direttrice di Vogue, la rivista di moda per eccellenza, dal lontano 1988. Un posto che ha ricoperto grazie alle sue doti di determinata imprenditrice.

Deve essere stato traumatizzante molti anni orsono per l’allora direttrice di Vogue, trovarsi di fronte al colloquio con una giovane Wintour, che alla sua domanda: “Che ruolo vorrebbe rivestire nella nostra azienda?”, si è sentita rispondere: “Il suo!”.

Fa tremare le gambe questa risposta; poche sarebbero in grado di avere le idee tanto chiare.

Poche ma non Anna, maniaca del controllo, metodica all’inverosimile, riservata nel privato al punto che poche sono le informazioni che trapelano persino dalla rete su di lei.

Si sa poco di lei, se non delle sue controversie di cui si parla spesso avute con i suoi ex collaboratori tra cui una segretaria che ci ha fatto pure un libro sulla sua capa stronza, da cui è poi nato il film “The devil wears Prada”, meglio conosciuto in Italia come “Il diavolo veste Prada”, velatamente (neppure tanto) ispirato alla temuta figura della direttrice di una delle più autorevoli, se non la più autorevole, rivista di moda di tutti i tempi.

Tutti parlano di lei come una donna ossessionata dall’aspetto: dalla selezione di eventi a cui presenziare, al peso delle modelle e delle star che appaiono sulla copertina della rivista, come nel caso di Oprah Winfrey, che parrebbe essere stata “invitata” dalla Wintour a dimagrire di 20 kg pur di apparire nel servizio di Vogue.

La perfezione assoluta, ecco cosa esige Anna, ed io penso nel mio intimo che non è poi così sbagliato essere devoti al proprio mestiere al punto da farlo diventare la nostra ragione di vita, purché esso punti al raggiungimento del nostro miglioramento senza necessariamente toglierci il fiato, rischiando di compromettere anche il nostro privato.

Credo che tutte le donne corazzate come Anna abbiano combattuto in quanto tali per affermarsi, rischiando di essere surclassate da giovani pretendenti del loro ruolo senza alcuna capacità, né amore, per quello che facevano, lottando quotidianamente per rimanere sulla cresta dell’onda munendosi di una tavola da surf gigante.

Per essere una madre retta, una moglie convincente, una direttrice credibile, soprattutto per una massa che punta solo all’apparenza.

Apparenza che Anna, nonostante la sua età, sembra portare con l’assoluta fierezza di una ragazzina, elegantissima sui red carpet delle maggiori sfilate dei migliori stilisti nel mondo e sempre in prima fila, con il posto riservato accanto alla sua amica Franca Sozzani, la direttrice di Vogue Italia.

Nonostante molti la detestino, è indiscussa regina di stile, imitata da molti, fonte di ispirazione per cartoni animati e film, come nel caso del sopraccitato “Diavolo veste Prada”.

Tutte lottano per non essere donne come Anna, eppure tutte in fondo vorrebbero essere come lei o piacerle, come accade alla protagonista del film, Andrea, che ci tiene tanto a far vedere che si prende sul serio, senza sapere che ogni singola sua decisione non è poi così distante da quel mondo dorato che ella stessa vuole (inizialmente) respingere.

Perché tutte vorremmo occupare quel posto in cima, tutte vorremmo avere un reddito da 2 milioni di Euro annui, non tanto perché sia bello, ma solo per vedere riconosciuto il nostro diritto a guadagnare come un uomo, a sedere accanto a persone dal potere immenso, perché ce lo siamo meritate, nessuno ce lo ha regalato.

Tutte vogliamo poter dichiarare: “Ce lo siamo sudate”.

Madre di due figli e desiderosa che la figlia crescesse nella moda, quest’ultima preferirà seguire un altro percorso, quello degli studi in legge.

Intanto Anna, pragmatica e metodica, ogni mattina si alza sempre alla stessa ora per compiere sempre gli stessi rituali, che la rendono sicura.

Quei rituali che l’hanno resa la donna più criticata e quanto mai famosa al mondo.

Chissà se sia contenta di tutto quello che è stato il suo percorso, se qualcosa poteva essere modificato, se poteva anche accettare l’idea di essere una normale donna sposata con due figli, senza ingurgitare la travagliata esperienza di un mondo a volte effimero e deludente basato meramente sull’estetica.

Chissà cosa pensa la mattina quando si guarda allo specchio e consuma la sua colazione preferita, quella di Starbucks.

In fondo la sicurezza cos’è? La disperata ricerca di una routine che rischia di diventare stagnante, o un interminabile viaggio di emozioni alla ricerca della perfezione?

“La bellezza non può essere interrogata, regna per diritto divino” – diceva Oscar Wilde.

Credo che sia questa la vita che voleva, è questa la sua felicità, quella di una “donna con le palle”.

Letizia Turrà

Photo: Anna Wintour in her office

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