Se i Media avessero dovuto escogitare un programma illecito mascherandolo per scopi benefici con il mero interesse di “vigilare” sulla popolazione e sui loro stati d’animo, i Social Network sarebbero stati un’arma perfetta per tale scopo.
E ce l’hanno fatta.
Sono riusciti a rendere dipendenti come da una droga le persone dai Social Network.
E’ possibile uscirne? La risposta è: assolutamente SI!
Come per tutte le dipendenze, quella dalla rete si instilla piano piano nelle persone, dapprima come un gioco, poi diventa qualcosa del quale non possiamo fare a meno e del quale non riconosciamo subito i segnali della dipendenza, perchè rifiutiamo l’idea che ne siamo divenuti parte integrante.
Ho visto persone capaci di rifiutare anche solo una telefonata sul proprio cellulare perché odiavano le nuove tecnologie, passare ore sui Social Network, perché la Rete ti da questa illusione: ti senti sicuro aldilà dello schermo, sei libero di usare anche dati non reali e nomi fittizi, sei libero di offendere che tanto non ti viene a reperire nessuno, sei libero di fingerti qualcun altro imbrogliando persone deboli e rischiando di far saltare famiglie perché tanto sei coperto dalla rete.
Ti ritrovi risucchiato in quello scorrere del pollice, su e giù, su e giù, a guardare le foto delle vacanze al mare, dei panorami più belli, delle feste più esclusive, degli amici più cari…mai vissuti davvero, nè da te, nè da chi le ha postate.
Perché è questo il danno, noi postiamo in continuazione foto di eventi per i quali è prevista la nostra partecipazione fisica, ma non emotiva. Sì, perché quel momento, quel presente, non lo stiamo vivendo, lo stiamo condividendo con altri ai quali magari neppure importa, e non ne godiamo noi per primi, perché i minuti che abbiamo impiegato per postare la foto con gli occhi fissi sul monitor del cellulare, sono quella preziosa occasione persa per guardare dritti negli occhi le persone che ci stanno regalando il loro tempo per stare con noi.
Noi invece siamo presi al cellulare, a vivere qualcosa che non c’è, a condividere con gli amici di Facebook o di Twitter le cose belle della nostra vita, o, nel peggiore dei casi, le cose che noi vogliamo che appaiano belle agli occhi degli altri perché la nostra vita a noi, così com’è, non piace.
Ed ecco che molti si accaniscono poi contro un post che non gradiscono, la bacheca si trasforma nel luogo atto alla lamentela, mentre non comprendiamo che non è su un Social che servirà lamentarsi, ma solo parlando apertamente in faccia alle persone, guardandole negli occhi potrete comunicare ciò che provate. E non servirà neppure urlare in faccia al Sistema che voi siete diversi, perchè se davvero lo siete è nella vostra quotidianità che dovete dimostrarlo!
Perché certi momenti, per quanto penserete siano eterni, non faranno ritorno…
NO, NON tornerà il sorriso del vostro amico, NON tornerà vostro figlio piccolo ad abbracciarvi, NON tornerete VOI, la cosa che dovreste amare di più, la VOSTRA LIBERTA’.
Non trinceratevi dietro un mezzo a circuito chiuso, ma USCITE DALLA RETE!
Questo sembra aver pensato una ragazza che molto presto si appresterà a condurre un programma televisivo basato sulla sua dipendenza dai Social che l’ha spinta alla seria consapevolezza che quelli che aveva erano solo gli amici della rete. Lei non conosceva quelle persone, non sapeva come fossero nella realtà “Gli amici di Facebook” e quindi decide di intraprendere un viaggio per andare a conoscerli, tutti, uno per uno nelle varie destinazioni.
Non dico che bisogna fare come questa ragazza, sarebbe impossibile e dispendioso a dir poco, ma considerate bene un aspetto della rete: essa è in grado di tirare fuori molte delle nostre fragilità, motivo per cui vi invito a restare sempre “vigili” (ma solo per la vostra sicurezza) e a considerare di vivere al di fuori della rete, senza illusioni e senza pensare che sensazioni effimere, per quanto vi regalino l’ebbrezza di qualcosa di differente, possano durare per sempre.
La rete dona leggerezza, ma anche molta sofferenza se alcune persone approfittassero proprio di tale fragilità.
Io stessa ne sono stata dipendente e ne sono uscita, ho iniziato a guardare la mia famiglia dritta negli occhi, a desiderare di trovarmi solo lì, a vivere quel momento irripetibile, e a non crucciarmi per il fatto che non posso più fare le foto di ogni istante trascorso con loro, perché è talmente prezioso che le mani le ho utilizzate per stringere forte a me coloro che amo, senza il bisogno di fotografare l’attimo, se non nella mia mente.
Ricordate bene: I MOMENTI MIGLIORI NON HANNO FOTOGRAFIE.
Mi viene in mente quanto diceva Seneca:
“E’ che vivete come se doveste vivere per sempre, non vi ricordate della vostra precarietà; non osservate quanto tempo è già trascorso, lo sciupate come se ne aveste in abbondanza, mentre invece proprio quella giornata che state dedicando a qualcuno o a un affare qualsiasi, potrebbe essere l’ultima. Temete tutto come mortali, ma desiderate tutto come immortali.”
A presto,
Letizia T.