I pericoli derivanti dalla tecnologia e dal suo cattivo uso – “Lettera a mio figlio sull’imbecillità”

9788863965346_big  In qualità di membro della Commissione Biblioteca del piccolo paese in cui vivo, ho avuto il privilegio di presentare e fare da moderatrice alle serate così denominate “Aperilibro”: un incontro diretto con l’autore di un’opera (libro, saggio, manuale) seguito da un aperitivo per i partecipanti all’evento.

Il libro presentato questa settimana era “Lettera a mio figlio sull’imbecillità”, una sorta di lettera scritta a cuore aperto da un padre ad un figlio, che letta sotto una diversa luce aldilà dell’ironia che l’autore ha volutamente usato con la parola imbecille, vuole invece essere un preciso messaggio per le generazioni future che si ritrovano già dalla loro nascita (e loro malgrado) ad interfacciarsi con la tecnologia.

Autore di questo libro è il bravissimo e preparatissimo dott. Massimo Galletti che lo ha dedicato a suo figlio Luca, oggi ventunenne, cui il genitore intende lasciare una precisa consapevolezza: “Mai dare per scontato ciò che si ha”.

Perchè se c’è una cosa che di questo tempo e questa “corsa umana” abbiamo imparato è quello di accumulare beni su beni (materiali sfortunatamente), perdendo di vista quanto di importante possediamo e come possiamo farne  buon uso per scopi accrescitivi.

Tutta questa tecnologia ci ha modificati, ci sentiamo “cool” e fieri di partecipare al miracolo della vita solo se abbiamo un sacco di like sulla nostra pagina Facebook e tanti amici alle nostre feste.

Anche le cronache rivelano dati allarmanti: rapine per cellulari, ragazzine escort a 15 anni a scuola per acquistare il nuovo modello di cellulare appena sorto sul mercato e molto altro….

Mi è sembrato quasi di trovarmi davanti a un alieno quando il dott. Galletti ci parlava di un mondo, il suo, in cui una Fiat Panda era in grado di regalarti l’ebbrezza della velocità con i suoi (appena) 110 km o l’uscita del primo dispositivo elettronico che donava l’emozione di qualcosa di nuovo, misterioso e innovativo al tempo stesso.

Doveva farci crescere la tecnologia, ma per certi versi e per certi individui, purtroppo, non è stato così.

Ne è un chiaro esempio la rete fatta di social network dove tutto si ripete in un circolo vizioso e dove tutti fanno i “tuttologhi”.

Viaggiando spesso in treno ho riscontrato la mancanza di dialogo tra i giovani, intenti più a guardare dispositivi illuminati piuttosto che gli amici che hanno di fronte. Si predilige la tecnologia al dialogo.

Mi sento onorata per essere cresciuta con le bambole tra le mani piuttosto che con un tablet di ultima generazione.

Vorrei davvero ringraziare il dott. Galletti per avermi donato con la sua autenticità il ricordo di quando ero bambina.

A presto,

Letizia T.

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