Ché se ci penso bene, in amore avrei voluto essere in un’altra maniera.
Mi ero ripromessa che sarei stata quella strafottente, quella indipendente, quella tutta d’un pezzo e sempre pronta alla lotta.
Invece poi mi sono ritrovata ad attendere una telefonata, ad avere smisurata pazienza, a piangere lacrime su quella piantina dapprima piccola che era l’amore, col solo scopo o la speranza di vederla diventare sempre più grande.
Succede così: un giorno ti alzi e capisci che l’amore ti ha rincoglionito, ti ha reso quasi ridicola, imperfetta, estranea persino a te stessa ma non per questo meno preziosa.
E quando incontri qualcuno di vero e di essenziale per te, sai anche che l’amore formale è la più grande bugia che ci si possa raccontare.
L’amore non ha a che fare con la condivisione dello stesso letto né dello stesso tetto; oh no, sarebbe semplice se così fosse.
Ho visto persone dividere tutto ciò che gli apparteneva strettamente ma farlo con sopportazione, quasi fosse una costrizione, nel nome di un vincolo.
Nulla a che vedere con i sentimenti o con il tanto bramato “amore”.
Ho visto più amore laddove non c’era la possibilità di potersi vivere ogni giorno; ho visto più amore in due persone che si parlavano per un’ora custoditi fra le mura di un bar mentre con dialoghi semplici e pieni di sincerità, esprimevano la voglia di essere ascoltati; ho visto amore nella paura di smarrirsi, senza comprendere che l’amore è attesa, perseveranza, costanza, e necessità di perdersi senza però mai sentirsi perduti.
Letizia Turrà
ph: Jean-Luc Godard