Josh mi aspettava alla fermata ancora come il primo giorno, ma non mi avrebbe trovata, avevo avuto un appuntamento importante quel giorno con il mio destino, non sarei mai arrivata in tempo.
Questa volta mi trovavo in Brasile, per l’esattezza a Rio de Janeiro.
In questo periodo Rio è in trepidante attesa del Carnevale, stupenda e piena di artisti di giorno e di notte, questa splendida Città ha due diverse facce, ad ogni ora c’è qualcosa pronto per stupirti dietro l’angolo e per le strade.
Mi distendo a prendere il sole sulla spiaggia di Copacabana, la musica Bossa Nova riecheggia in lontananza:
“Triste é viver na solidão Triste è vivere in solitudine
Na dor cruel de uma paixão nel crudele dolore di una passione
Triste é saber que ninguém Pode viver de ilusão Triste è sapere che nessuno può vivere di illusioni
Que nunca vai ser che nulla può essere preso
nunca vai dar nulla può essere dato
O sonhador tem que acordar il sognatore deve svegliarsi
Tua beleza é um avião La tua bellezza è un aereo
Demais p’rum pobre coração per un cuore troppo povero
Que pára pra te ver passar che si ferma per vederti passare
Só pra me maltratar maltrattandomi
Triste é viver na solidão Triste è vivere in solitudine
Adoro Rio, ci sono ritornata cinque volte in tutto, è una Città interessante gioiosa e triste proprio come la “Saudade” che vive intorno al popolo con costanza senza lasciarlo mai.
Solo ora capisco cosa sia la famosa nostalgia che i Brasiliani sentono, le lacrime appannano la vista del mare ai miei occhi, non so neppure da quanto tempo non piango più, ormai ho preso un modo meccanico di fare le cose e nulla sembra essere più in grado di emozionarmi.
Qui in questo posto ricco di gente solare e sorridente posso trasformarmi nella ragazza di Ipanema, libera di essere ciò che sono e che voglio essere, senza vincoli.
Per chi come me, sente di essere un’artista nel suo lavoro, questo posto è l’ideale, fa sognare la vista del Cristo Redentor in cima che sembra possa abbracciare tutta Rio.
Decido di salire fin lassù, voglio vederlo da vicino. C’è una leggera nebbia intorno a quel punto, data l’altitudine, il che rende tutto più mistico.
Questa enorme statua Liberty rappresenta tutta la cultura e il Credo di un popolo estremamente cattolico ed invidio questa gente, così piena di fede pur non avendo mezzi per sopravvivere.
Quello che infatti mi stupisce è l’enorme, palese divario tra la povertà assoluta e l’enorme ricchezza anche tra la popolazione stessa.
Mentre riprendo la funivia per tornare giù scrivo di quello che vedo dall’alto sul mio taccuino:
“Aldilà del muro vi era un’altra vita. A guardarlo sembrava una sorta di muro di Berlino, da una parte vi era un parco giochi con bambini e spazi di verde, ragazzi seduti su panchine di legno massiccio, nuove di zecca, a fumare sigarette. Laddove invece passava il treno, vi erano ammucchiati spazzatura e cartoni a formare le abitazioni dei più poveri.
Quelli dal lato dei ricchi, mi chiesi, erano seriamente coscienti che dall’altro lato pullula la vita di altri esseri viventi, ridotti a vivere come scarafaggi di una Società dimenticata? E tutto questo a soli 200 mt da loro.
Questo avvenimento destò in me una riflessione certa: Quante volte abbiamo davanti a noi o alle nostre spalle avvenimenti, situazioni o persone che si celano dietro a un muro”?
Intanto ha iniziato anche a gocciolare, è ancora la stagione delle piogge.
Aldilà del muro – diario e confessioni di una Escort Capitolo ventiseiesimo di Letizia Turrà
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Photo: Internet
Questo ce l’ho! Con dedica della scrittrice ❤
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Vero! Un abbraccio dal cuore!
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