Il respiro lento e affannoso che spezza in due la schiena. I pugni che si stringono perché il dolore è più forte dell’attesa.
È un incontro al buio, dove il cuore batte forte perché sei perfettamente cosciente di essere già innamorato dell’altra persona pur non avendola ancora incontrata da vicino.
Qualcuno che è vissuto, si è nutrito e ha respirato dentro di te per infiniti giorni.
È il miracolo che tutti chiamano VITA, l’ineguagliabile partenza di ogni essere vivente.
Poi vedi quel tuo piccolo miracolo e comprendi che ogni respiro affannoso ed ogni metro che hai percorso dolorante nel corridoio del reparto è valso a tutto questo.
E capisci: Non siamo niente senza quell’affanno e quei passi che sono il preludio di un percorso di cui conosciamo solo l’inizio, ma non la fine.
Letizia Turrà
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