
Sono abitata da un grido.
Di notte esce svolazzando in cerca, con i suoi uncini, di qualcosa da amare. Dovrei pettinarmi i capelli seduta su uno scoglio in Cornovaglia.
Dovrei portare calzoni tigrati, avere un amante. Dovremmo incontrarci in un’altra vita, incontrarci nell’aria io e te.
Quello che più mi fa orrore è l’idea di essere inutile: ben istruita, piena di promesse, sbiadita verso una maturità indifferente. Come vorrei credere nella tenerezza.
La scrittura è la mia sostituta: se non ami me, ama quello che scrivo, amami per questo.
Ho bisogno di un flusso di vita, non di questa folata di favole. E’ terribile voler andarsene e non voler andare da nessuna parte. Incominciavo a capire come mai gli uomini che odiano le donne riescono a farne quello che vogliono.
Sono come dei: invulnerabili e potenti. Discendono su di te. Poi scompaiono. Non li puoi catturare.
Che cosa ho mangiato? Bugie e sorrisi. Esco. Vuoi venire? L’isolamento sarebbe troppo pesante; disperata e folle per le strade deserte. A pretendere un destino. Se sorridesse, la luna somiglierebbe a te.
Tu fai lo stesso effetto: di un qualcosa di bello ma che annichilisce.
Sylvia Plath