Dsa e dislessia: che cosa è, chi sono io?

Voglio fare una premessa per chi sta leggendo: non credo di essere mai stata affetta da disturbi dell’apprendimento e, nello specifico caso, una dislessica.

Sono semplicemente la mamma di una bambina che ha un DSA, e molte volte mi sono sentita impotente di fronte a questa realtà, quando giungevano le risposte inconcludenti da parte di educatori e insegnanti, o quando vedevo mia figlia soffrire perché rispetto ai suoi compagni si sentiva menomata.

Che cosa è un Dsa?

Come abbiamo detto è un DISTURBO SPECIFICO DELL’APPRENDIMENTO causato da un malfunzionamento di origine neurobiologica nel soggetto, riconosciuto dalla legge 170/2010.

Qui di seguito il testo contenuto all’interno della suddetta legge:

2. Ai fini della presente legge, si intende per dislessia un disturbo specifico che si manifesta con una difficoltà nell’imparare a leggere, in particolare nella decifrazione dei segni linguistici, ovvero nella correttezza e nella rapidità della lettura.

3. Ai fini della presente legge, si intende per disgrafia un disturbo specifico di scrittura che si manifesta in difficoltà nella realizzazione grafica.

4. Ai fini della presente legge, si intende per disortografia un disturbo specifico di scrittura che si manifesta in difficoltà nei processi linguistici di transcodifica.

5. Ai fini della presente legge, si intende per discalculia un disturbo specifico che si manifesta con una difficoltà negli automatismi del calcolo e dell’elaborazione dei numeri.

6. La dislessia, la disgrafia, la disortografia e la discalculia possono sussistere separatamente o insieme.

Per intenderci meglio, vi basti pensare che esistono caratteri appositamente creati per essere letti dai dislessici che in caso contrario, alla decodifica di un dato testo possono vederlo così.

Voi riuscite a leggerlo?? Lo so, sembra assurdo, eppure è così che alcuni bambini DSA vivono e vedono ogni giorno:

Lo stesso vale per un discalculico che deve eseguire dei calcoli, per molte altre persone considerati banali:

Al fine di garantire una tutela dei soggetti con questo disturbo, viene stilato un PDP – Piano didattico Personalizzato – una sorta di abito fatto su misura (più semplicemente un accordo tra scuola e genitori) che riguarda tutta una serie di strumenti compensativi messi a disposizione di alunni e insegnanti, per effettuare una corretta valutazione dell’andamento e dei relativi progressi dell’alunno.

Tutti i DSA sono differenti, non troverete quasi mai un caso uguale ad un altro.

Il DSA costituisce una limitazione importante nella vita quotidiana.

Tutti i DSA necessitano di essere amati per quello che sono.

In quasi tutti i casi il bambino con disturbi specifici di apprendimento, sarà molto dotato in uno specifico settore, geniale addirittura in quell’ambito, rispetto a molti altri.

Un altro dato fondamentale da conoscere se si vuol comprendere il DSA, è che non ha NULLA, e ribadisco NULLA in meno rispetto ai propri compagni né in termini di intelligenza, né in termini di buona volontà.

Quanti fra noi quando eravamo studenti si sono sentiti dire dagli insegnanti: “è intelligente, ma non si applica”. Santa ignoranza… era la frase standard che sembrava risolvere tutto.

Ci sarebbe da tornare indietro e spiegare un po’ di cose a quegli insegnanti che poco conoscevano di questi disturbi.

Eh sì, perché non c’entra un bel niente l’applicazione, in questi specifici casi: il bambino con questo genere di disturbo ha delle competenze limitate dalla nascita.

UN DSA NASCE DSA, E MUORE DSA, è bene ricordarlo.

Ovviamente queste difficoltà demotivano l’alunno, lo fanno sentire diverso; spesso viene schernito e preso d’assalto dagli insulti dei compagni che lo ridicolizzano per l’uso degli strumenti compensativi (calcolatrice, mappe, tablet e altro) accusandolo di imbrogliare, e di essere facilitato.

Molti abbandonano gli studi precocemente, come conseguenza.

È importante ribadire che:

“Uno studente Dislessico che usa gli strumenti compensativi è come un miope che utilizza gli occhiali.”

Non è una condanna avere un DSA, vuol dire solo che acquisirò in un tempo molto più dilatato le informazioni che altri compagni acquisiranno nel giro di poco tempo.

Se a loro basterà un’ora per fare una verifica, a me servirà maggiore tempo per raggiungere lo stesso traguardo (probabilmente il doppio del tempo).

E questo non servirà a me dislessico per “farla franca”, bensì rappresenterà un modo più efficace di valutazione per l’insegnante (se un bambino ha studiato, che tu gli dia o meno più tempo, il risultato sarà sempre quello di un alunno che ha studiato).

Lo stesso avviene per le interrogazioni orali, che sono da preferire a quelle scritte.

Tutto quello che viene usato come strumento compensativo per un DSA, non è che uno strumento utile all’insegnante per effettuare una valutazione più ampia e concreta dell’alunno e non rappresenta, dunque, un privilegio per lo studente.

Non è una scorciatoia, come molti pensano!

C’è un ragazzo in gamba, il suo nome è Giacomo Cutrera, il quale tiene conferenze sull’argomento da dislessico, ovvero da persona che ha vissuto sulla propria pelle l’esperienza diretta, riscontrando non pochi ostacoli perché la diagnosi è arrivata quando frequentava le scuole medie.

È persino riuscito a laurearsi (anche questa è una bella sfida, poiché non tutti i DSA possono frequentare l’Università).

Cutrera è un ragazzo brillante e parla con leggerezza di un argomento complesso, a tratti “pesante”, perché comprendere la mente di un DSA non è affatto semplice, come non è semplice comprendere cosa provino i genitori che spesso devono affiancare i loro figli in ogni circostanza, con tutte le difficoltà di un momento storico come questo, che ci vede tutti a casa per la didattica a distanza imposta dalla situazione epidemiologica attualmente presente in Italia.

La vita di un dsa è una strada in salita, perché scrivere velocemente, rispondere altrettanto velocemente, leggere più velocemente, è un compito farraginoso per un dislessico.

Cutrera ha stilato una TOP TEN delle cose che i genitori di ragazzi DSA si sono sentiti dire dagli insegnanti nel corso del tempo.

Partiamo dalla fine:

10 – SI, CERTO, CONOSCO LA DISLESSIA, MA CHE COS’E’? (difficile per alcuni ammettere di non sapere).

9 – GLI HO DATO IL DOPPIO DEL TEMPO, E DI CONSEGUENZA GLI HO DIMEZZATO IL VOTO (esiste una legge che spiega perfettamente che una tale condotta è irregolare da parte dell’insegnante, ma come dice lo stesso Cutrera, se un insegnante non vuol saperne di far rispettare la legge, c’è poco che un genitore possa fare).

8 – LO SO CHE E’ DISORTOGRAFICO, MA COSA C’ENTRA CON LA GRAMMATICA? (Risposta aberrante).

7 – SUO FIGLIO SOFFRE DEL COMPLESSO DI EDIPO PERCHE’ NON HA VOGLIA DI ANDARE A SCUOLA (Ecco come affibbiare alle madri il brutto andamento del figlio, perché vuole stare a casa con la mamma!).

6 – NON GLI DO STRUMENTI COMPENSATIVI PERCHE’ HO PAURA CHE POSSA APPROFITTARE DELLA MIA DISPONIBILITA’ (e qui torno a ripetere, lo strumento compensativo non è uno strumento che serve al ragazzo per fare il “furbo”, bensì serve all’insegnante per valutare appieno le capacità e dare maggiore autonomia).

5 – SUO FIGLIO PRENDE 5, PERO’ LE COSE LE SA, PENSI A QUELLI CHE PRENDONO 5 PERCHE’ LE COSE NON LE CAPISCONO (se le cose le sa, perché gli dai 5???).

4 – NO, NON  SI TRATTA DI DISLESSIA, SUO FIGLIO CAMMINA BENE (per molti, evidentemente, è un handicap come avere una gamba più corta o una grave menomazione).

3 – AH, ORA TUTTI I LAZZARONI DOBBIAMO CHIAMARLI DISLESSICI?? (Definire lazzarone un alunno ponendolo alla stregua di uno che NON vuole studiare o applicarsi, è un gravissimo errore).

2 – HA PROVATO A DARE QUALCOSA A SUO FIGLIO PER FARLO DIVENTARE NON DISLESSICO? (questa non la commento neppure).

1 – SUA FIGLIA HA OTTIMI VOTI, MA NON POSSIAMO DARLE IL DIPLOMA PERCHE’ E’ DISLESSICA (Nulla di più assurdo. Molti dislessici vengono penalizzati nelle valutazioni perché non ritenuti meritevoli rispetto ai loro compagni ai quali invece non è stato diagnosticato questo problema). È ingiusto, oltre che anticostituzionale, perché un ragazzo che ha studiato merita lo stesso trattamento di un altro. Siamo tutti uguali su questa terra! Non solo, per non permettere ad un ragazzo dislessico di diplomarsi deve esserci stata in precedenza una particolare dispensa evidenziata nel PDP. Inoltre l’esonero penalizza la carriera scolastica dello studente con conseguenze negative anche sul percorso sociale e lavorativo.

Fortunatamente molti insegnanti oggi conoscono bene questi disturbi e alcuni applicano rigorosamente quanto scritto nel PDP perché affrontano con empatia il loro ruolo, che è fondamentale. Perché i ragazzi passano gran parte della loro vita a scuola, e l’insegnante dovrebbe avere come scopo primario quello di instillare nell’alunno l’amore per la vita, la fiducia nel prossimo, lo sviluppo delle sue capacità. C’è ancora molto da lavorare per alcuni, purtroppo.

Bene, ora tornando a noi, a voi, a me, quello che voglio dirvi è che se state pensando che la vita di vostro figlio dislessico o discalculico, o disgrafico o disortografico sarà difficile, avete ragione, ma non per questo sarà stata meno piena di amore, soddisfazioni, o meno interessante, perché i ragazzi DSA possono essere davvero molto speciali e lasciarvi di stucco rispetto ai talenti che svilupperanno.

Conoscono perfettamente il loro andamento, sanno quando sbagliano, si rendono conto di quando avrebbero potuto fare meglio, sanno perfettamente riconoscere gli insulti, il bullismo, e le risatine alle spalle quando non riescono a leggere, ad esprimersi, o a superare un momento di debolezza.

Ho vissuto ciascuno di questi momenti con mia figlia Gaia.

Tuttavia non ci siamo scoraggiate, abbiamo stabilito un metodo di studio efficace oltre a un rafforzamento del suo riconoscersi come individuo speciale lavorando sul talento e sull’autostima, riuscendo ad ottenere buoni voti, ed essendo affiancati da insegnanti che lavorano attentamente sulle difficoltà di ciascuno.

Gaia passa quasi tutta la giornata a disegnare, ha un talento unico nell’esprimere ciò che sente attraverso quel mondo dei cartoni definiti “Gli Anime”.

Questi sono solo alcuni dei suoi disegni

So bene che la vita di mia figlia subirà spesso un rallentamento come è già successo. Ci saranno cose che non potrà fare o che non farà come altri ragazzi della sua età ma mi sento fiduciosa, perché so che le cose belle nascono dai momenti difficili, e che nulla ci viene mai regalato senza prima aver effettuato uno sforzo che ci è costato immensa fatica.

Posto qui sotto il link di YouTube di Giacomo Cutrera, che vi consiglio di ascoltare dall’inizio alla fine, vi sarà molto utile anche se non siete dislessici.

Un abbraccio a tutti voi,

Letizia Turrà

6 pensieri su “Dsa e dislessia: che cosa è, chi sono io?

  1. Cara Letizia, e si che noi due ne sappiamo qualcosa delle fatiche di Gaia e Antonio e delle loro sofferenze, di quelle frasi dette sotto voce che li colpiscono duramente nell’orgoglio, di quel voto più basso perché l’interrogazione è programmata o perché usi più tempo o la calcolatrice. Ma quante soddisfazione ci danno!!! Grazie di essere nelle nostre vite.

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  2. Conosco bene la dislessia avendo una nipote dislessica… adesso ha 17 anni sta facendo uno stage da una parrucchiera lei colora le unghie e mette quelle finte…non è facile ma si riescene

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