Paul and John: storia di due amici-nemici

john e paul

“Gli amici tieniteli stretti, ma i nemici ancor di più”.

Così citava una frase di uno dei film più noti nel mondo del cinema.

Chissà se John e Paul sarebbero stati d’accordo con questa massima visto che l’intero mondo ha sempre pensato fossero nemici nella realtà, e amici solo per circostanza.

Forse la vita ci divide da chi amiamo davvero, anche da coloro con i quali condividiamo palpitazioni, batticuore e paure di non essere compresi.

Loro sì che sapevano quanto importante fosse ricevere quell’applauso, quella carezza del pubblico proveniente dal basso del palco, mentre la folla delirava urlante per quei quattro ragazzi di Liverpool, e più ancora, per John e Paul.

Paul, nato a Liverpool il 18 giugno 1942 da Mary Mohin, infermiera del reparto maternità del Walton Hospital di Liverpool, è cresciuto con insegnamento laico, e fin dalla tenera età sviluppa un amore innato per gli strumenti e la musica. La madre Mary, per cui scriverà una delle sue canzoni più famose “Yesterday”, muore dopo una mastectomia eseguita per il tumore al seno quando Paul ha solo 14 anni.

Questa fondamentale perdita rappresenterà l’inizio del suo legame con John Lennon, anch’egli rimasto orfano di madre a soli 17 anni.

Nel 1956 i due fonderanno una band, “The Quarrymen” – “I cavatori”, che li porterà ad esibirsi nella loro piccola realtà al fine di farsi conoscere. In futuro diventeranno “The Beatles” e, a partire da quel momento, nulla sarà più uguale.

Jonh nasce a Liverpool al Maternity Hospital di Oxford Street il 9 ottobre 1940. Della sua infanzia dirà: “La prima cosa che ricordo è un incubo”.

Persona introspettiva John, forse anche un po’ troppo, non può fare a meno di trascinarsi dietro quella sofferenza che maschera dietro atteggiamenti da selvaggio, che usa nel modo di porsi nei confronti di chi lo colpisce, per un motivo o per un altro.

Rispetto a Paul sembra quasi rifiutare gli applausi fragorosi del pubblico e dei loro gioielli “tintinnanti”, soprattutto quando in seguito passeranno da semplici ragazzotti di provincia ad acclamati big della storia musicale.

John è il poeta fra i due, Paul è il baronetto sputa sentenze. Sarà così che molti lo vedranno anche in seguito, come il despota che detestava l’intromissione degli altri durante le registrazioni in studio, che decideva gli accordi dei brani e la ritmica. George Harrison in un video gli dirà guardandolo negli occhi: “Ok, facciamolo come vuoi tu, non c’è problema!”, dopo l’impennante diverbio tra i due nato per un accordo che Paul sembrava non gradire.

Anche Yoko rappresenta un serio problema per i Beatles. Paul la vede come una minaccia per il gruppo e forse, visto come andarono le cose, non aveva tutti i torti.

Quando sciolsero il loro sodalizio, dopo 10 anni che furono come 20 per il mondo della musica, tutti intrapresero un percorso in solitaria, ciascuno con il proprio prezioso bagaglio, ma senza più il supporto morale che sosteneva l’impero che furono in grado di fondare come Band.

John era solo, solo con le sue paure, le sue fobie, la sua poesia e…i suoi incubi, nonostante l’amore profondo di Yoko.

Paul prosegue felice la sua carriera e conosce Linda Eastman, successivamente nota come Linda Mc Cartney, che sposa e con la quale fonda i “Wings”, riscontrando un successo dopo l’altro negli anni. Anche quell’amore verrà bruscamente interrotto da un tumore, lo stesso che aveva divorato la vita di sua madre, e che la porta alla morte il 17 aprile del 1998.

Nella loro carriera i Beatles hanno fondato mode, forgiato menti, fatto trepidare i cuori e rafforzato il legame tra persone tanto diverse fra loro.

Con la loro semplicità (i loro brani durano in media 3 minuti ma contengono davvero tutto!) hanno saputo rendere onore ad un messaggio d’amore che ha contaminato l’intero globo.

John decide di togliersi qualche sassolino dalla scarpa e scrive una canzone dura contro il suo nemico (Paul), in cui dice che l’unica canzone bella che egli sia stato in grado di scrivere sia proprio quella dedicata a sua madre: “Yesterday”. Poi chiede arrabbiato: “Come fai a dormire la notte?”.

L’ultima volta che i due amici/nemici si erano visti era stato nel 1974 in una sessione di studio di Los Angeles.

Quel brano, scritto così rabbiosamente da John, sembra quasi un richiamo alla coscienza dell’amico perduto nel corso della vita che ora ha il sapore più di “nemico”, “avversario”.

Paul non risponde, lui non si scompone mai. Lui è abituato ad andare avanti, nonostante tutto.

John passeggia per la sua New York, è esattamente l’8 dicembre del 1980.

Davanti al Dakota Building, proprio sotto casa sua, Mark Chapman, come qualsiasi fan avvicinatosi al suo beniamino per chiedergli un autografo, spara contro di lui cinque colpi di pistola. Yoko lo vede morire così, agonizzante sul marciapiede.

L’intero mondo è scosso. Paul è scosso, ma ancora una volta, non si scompone e va avanti, nonostante tutto.

Fino ad un’ultima intervista, fatta poco tempo fa, dall’alto dei suoi 73 anni, ad un giornale, in cui ammette di sentirsi contrariato per il fatto che John sia diventato un martire, mitizzato per il solo fatto di essere stato assassinato. Sostiene amaramente che se si cerca un brano dei Beatles sull’I-pad, uno qualsiasi, gli autori del brano elencati, per esigenze di spazio, sono “John Lennon…e poi? Non si vede anche l’altro autore che sarei io!”.

Se ne lamenta Paul, a giusta ragione, perché quei pezzi, di suo pugno insieme a John, li ha scritti lui. La sua vita è lì e non giusto che questo venga dimenticato.

Quei brani sono la sua vita. È lui quello, anche se molti amanti del mistero ancora sostengono che fosse morto all’età di 27 anni e che sia stato messo un sosia per sostituirlo proprio durante il periodo di maggior successo della Beat Band (posso dire di non aver mai sentito una fesseria più grossa di questa)!

Possiamo sostenere a questo punto che, seppure con tempi diversi, i due si siano detti chiaramente come la pensavano l’uno dell’altro.

And in the end – diceva la canzone di Paul “The End–  the love you take it’s equal to the love you made (tradotto:alla fine l’amore che prendi, è uguale all’amore che hai dato).

Mi piace pensare che molto di quell’amore consegnato alla gente dal loro palmo della mano sia ritornato al mittente e che due persone, così diverse fra loro, in realtà possano essere state molto più vicine rispetto al tempo e al dolore.

Con affetto,

Letizia T.

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